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19 luglio 2020
Padre Aldo Bergamaschi

Liberi nel buon terreno.



Vangelo: Matteo (13, 24-30) -
Omelia tenuta il 21 luglio 2002
In quel tempo, Gesù espose alla folla una parabola: “Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”.

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Liberi nel buon terreno.

Con la parabola del Vangelo di oggi, siamo a uno dei punti cruciali della presenza del male nel mondo; presenza dei cattivi e dei buoni, una tribolazione che abbiamo tuttora in atto. Cercheremo di vedere questa parabola che cosa vuol dire a proposito. Non potrò parlare molto bene di S.Tommaso, il quale, grande filosofo non ne dubito, però ha il coraggio di fare la punta alle parole di Gesù e vedrete come.
Prima di tutto un piccolo particolare che può aiutare a capire l'impostazione della parabola. Vi faccio notare che la zizzania è seminata da un nemico che la semina in mezzo al grano e che viene qui chiamato diavolo, cioè colui che getta ai quattro venti la verità. Non vorrei che qualcuno pensasse che la zizzania è opera del diavolo e il grano buono è opera di Dio. No, anche la zizzania è creata da Dio, ci avete mai pensato? Adesso c'è il pericolo di andare oltre la metafora e pensare che veramente Dio abbia creato i buoni e i cattivi. Qui la zizzania è come l'erbaccia che nasce nell'orto ed è creata da Dio come i pomodori, e perché non cresca bisogna che giorno per giorno, con lo zappettino, teniamo d'occhio la situazione.
Qui si legge che quando dormivano, lui è venuto a seminare zizzania, quindi, a di causa una disattenzione. L'erba fa il suo lavoro, tant'è che la zizzania se viene coltivata a parte, se ne può ricavare dell'olio. Se una lucertola o delle formiche entrano dalla finestra cerco di farle uscire, perché devono restare fuori. Questo per darvi la chiave di lettura che sfuggirà a S.Tommaso.
Vi sto raccontando in breve come sia nata la teoria della pena di morte, contro cui adesso i cattolici gridano, ma tutti i documenti della Chiesa sono lì a dire, che la pena di morte è lecita e purtroppo è basata sulle scritture e su quanto dice S.Tommaso. Ecco la domanda che si trova nella Summa di S.Tommaso: “E' lecito uccidere i peccatori?”. S.Tommaso risponde di no per tre motivi: 1) “Gesù proibisce di estirpare la zizzania e cioè i figli del peccato”. Egli conosce bene il Vangelo, ma vedrete a quale punto poi arriverà. 2) “Perché la giustizia umana deve conformarsi a quella divina, la quale dice: non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. 3) “Perché uccidere un uomo è in se stesso un male, se è vero che noi siamo tenuti ad amare il nostro prossimo come noi stessi”. Poi stranamente cita anche Aristotele, il quale dice che noi vogliamo amici che vivano ed esistano accanto a noi e che queste sono le motivazioni per cui non sembra lecito uccidere.
Ma ci sono anche delle argomentazioni contrarie, per esempio le troviamo nell'Esodo e nei Salmi. Nell'esodo si dice: “Non lascerai vivere gli stregoni”, quindi sarebbe lecito ucciderli secondo la scrittura. In un altro passo dei Salmi si dice che: “Di buon mattino tu, sterminerai i peccatori della regione” (luogo).
S.Tommaso cerca di chiarire la difficoltà della presenza della zizzania. Gesù ordina: “Non sradicatela per non sradicare anche il grano”. E' una argomentazione che S.Tommaso commenta così: “Questo comando è da osservarsi quando non è possibile uccidere i cattivi senza uccidere i buoni, o perché essi sono mescolati fra questi”. Oppure perché – come dice S.Agostino – “Avendo essi troppi seguaci non si possono sopprimere senza mettere in pericolo i buoni. Quando, invece, la loro uccisione non costituisce un pericolo, ma piuttosto una difesa e uno scampo per i buoni, allora è lecito uccidere i malvagi”.
Sicché, tutta l'operazione che abbiamo in atto politicamente a livello mondiale ha qui la sua giustificazione. Poi ci lamentiamo perché in America e altrove vige la pena di morte. Un teologo americano ha rimproverato il Vaticano dicendo che loro hanno praticato questo per secoli e ancora nei testi – come questo di S.Tommaso – ne troviamo la giustificazione. Allora è lecito uccidere i malvagi. Dico che questa esigenza non coglie la motivazione profonda della tolleranza cristiana che deve essere frutto di amore e non di opportunismi.
Nella parabola il Padrone impone l'alt agli zelanti seminatori contadini, anzitutto perché la zizzania è stata seminata per una svista degli stessi seminatori e per una smobilitazione pedagogica; “mentre invece voi dormivate”. Ecco quello che vi dicevo all'inizio. Poi, perché zizzania e frumento finché sono nel campo sono delle entità dinamiche e divenienti.
Al di là della metafora, nella realtà non si può ragionare sugli uomini come sulla zizzania e sul frumento, l'alt è dato a causa di tutto il frumento, anche di quello che adesso non è tale e domani può diventarlo. Questa è la motivazione profonda per cui Gesù dà l'alt a questi zelanti che vogliono fare subito piazza pulita. Noi siamo nella storia degli esseri divenienti e se fosse stata fatta piazza pulita non avremmo S.Agostino, perché sarebbe stato ucciso quando era peccatore.
Fin che siamo vivi può darsi che il frumento diventi zizzania, e può darsi che la zizzania si trasformi in frumento se è vero che l'uomo è un essere diveniente e perfettibile. Per cui, il giudizio viene rimandato alla fine dove ci sarà una decantazione definitiva. Entra qui in discussione il problema dell'inferno che tratterò un'altra volta. Infine, l'alt a questi zelanti, è dato perché il giudizio irrevocabile sui cattivi è una operazione riservata a Dio solo.
Compito dei buoni allora quale è? Il compito dei buoni è quello di formare la Ecclesia, cioè "la città sul monte"; e tutto questo anche in mezzo alle persecuzioni. Crederò soltanto a quei movimenti che riusciranno a risolvere il loro rapporto socio-economico. Noi diventiamo lupi gli uni agli altri nel momento in cui entriamo nel rapporto di lavoro, è bene che ce lo diciamo con molta chiarezza.
L'ecclesia, forse è l'unica strada che può condurre alla bontà quei cattivi che tali sono per dei motivi sociologici, visto che cattivi per natura non ne esistono per il cristianesimo, né per Gesù, né per noi. S.Tommaso, invece, è paradossalmente marxista, perché sa chi sono i cattivi e crede di poterli sradicare a colpi di stanga, come proponeva Marx, convinto che dopo sarebbe andata meglio. S.Tommaso crede che sia possibile attuare quello che Gesù proibisce, partendo dal principio o dal presupposto che Gesù dia l'alt perché l'operazione non sia tecnicamente possibile e gli darebbe dell'inesperto. Considero questo una grande deviazione del filosofo, interpretando così malamente il centro della parabola. Gesù ferma gli zelanti perché i cattivi sono chiamati a diventare buoni, e ad opera di coloro che già sono buoni.
Se secondo una certa interpretazione Gesù ci costringe a convivere i buoni con i cattivi, in un altro punto S.Tommaso dice: "Dio permette che ci siano i cattivi, così i buoni faranno un atto di carità nei loro confronti". Per me questa è una interpretazione sbagliata. La parabola va invece calibrata con il passo evangelico chiamato "la regola comunitaria". Quando almeno in due, si sceglie la medesima visione dell'esistenza e uno dei due la tradisce, debbo rimproverare il fratello che sbaglia; se costui non accetta chiamo due testimoni; se non accetta ancora, allora lo denuncio davanti alla Chiesa; se si rifiuta di accettare anche la decisione della Chiesa, Gesù dice di trattarlo come un pubblicano e un peccatore. Questo non vuol dire che lo si debba uccidere come purtroppo è andata a finire nel cristianesimo medioevale, ma lo rimetti in libertà di scegliersi la propria strada. La zizzania è opera di Dio, benissimo, però se ne stia là, mentre noi dobbiamo stare liberi nel terreno buono, per poter glorificare Dio secondo quello che Gesù ci ha insegnato.





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