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12 luglio 2020
Padre Aldo Bergamaschi

Semente per tutti.



Vangelo: Matteo (13,1-23)
Omelia tenuta il 14 luglio 2002
Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca; là si pose a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose in parabola. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cade sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte del seme cadde in un luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi, intenda. …”

--ooOoo--


Semente per tutti.

Siamo a una parabola curiosa, perché in realtà non si è mai visto un seminatore che getta via tre quarti di semente e soltanto un quarto lo metta sul terreno buono. Quando un seminatore semina, soprattutto nei tempi passati, qualche granello di frumento poteva andare ai margini del terreno fertile, sulla strada non credo. È possibile tra le spine, ma era una quantità del tutto trascurabile. Abbiamo quindi un seminatore che commette un errore, ma un errore che diventa invece una grossa lezione per noi.
Dio-Gesù, considera l’uomo non come un essere predeterminato, ma come un essere capace di libertà e di rinnovamento. Questo gesto da un punto di vista strategico è una follia, ma dal punto di vista cristiano, diventa la più grande carità che Dio possa avere nei nostri confronti. Ci sono degli uomini che sono diventati dei sassi, ebbene, anche per loro c’è la semente. Vogliamo vedere chi sarà più ostinato, se questi nel volere restare dei sassi, o finalmente nello svegliarsi e diventare delle creature nuove e razionali. Poi ci sono degli uomini che sono delle spine che soffocano la semente, ebbene, ecco che il gesto apparentemente folle, diventa un atto di carità nei confronti dell’uomo.
Rimane però il terreno buono che, pure non sassoso, non pieno di spine, non battuto come la strada, se non gli arriva la semente resta un campo abbandonato a se stesso. Quindi, per renderlo glorioso e positivo, ha bisogno anche lui della semente. Questo è il primo pensiero che dobbiamo portare a casa: la bontà di Dio insiste più di quanto non facciamo noi educatori che a un certo momento ci stanchiamo.
Come facciamo con un drogato o un alcolizzato? Si dice che non c’è più niente da fare e sotto un certo profilo è vero, l’intervento educativo doveva essere puntuale fin da una certa età, e ci sarebbe stata la speranza della salvezza.
L’uomo, diversamente dagli animali – non lo dico a caso – ha la parola. Non so se abbiate mai visto o letto un’opera che ha come autrice Emily Keller, una donna che da piccola era muta e parzialmente sorda, la sua storia viene narrata anche un film. Se avete occasione andate a vederlo, perché lì abbiamo il racconto di ciò che è la salvezza dell’uomo, in rapporto alla parola.
Questa bambina è muta, la mamma disperata l’affida a una esperta di psicologia, la quale, incomincia a insegnare alla Keller a riconoscere le cose. Cosa è questa? Questa è acqua, dico acqua perché vedrete che sarà il punto di partenza del suo risveglio. Poi prosegue: gatto, sedia e via via così per tutte le cose. Senonché, aveva imparato i nomi così come un pappagallo. Voi credete che un pappagallo che dice acqua, o addirittura la parola più interessante come mamma, capisca cosa significhi quella parola? No. Qualche anno fa, un grande pensatore che era anche un giudice, di nome Carnelutti, ha fatto delle analisi profonde sulla parola e arriva a dire che in realtà anche gli animali sono esecutori di un pensiero. Esempio: l’ape, questo esserino simpatico, bello, interessante e produttivo, costruisce il favo con una abilità che sorprende: esegue un pensiero che non è il suo. Anche gli animali sono un pensiero di Dio concretizzato, ma ripetono sempre le stesse cose e in termini drammatici, perché non c’è il pensiero. Per fortuna le api continueranno a darci il miele e le mucche continueranno a darci il latte per tutta l’eternità, guai se entrasse qui quel pizzico di libertà come la nostra. La disgrazia degli animali è che non hanno la parola.
La parola è l’unica cosa di cui l’uomo è creatore; il linguaggio, l’uomo se l’è costruito lui perché ha il pensiero. Ma, anche l’uomo fino a un certo punto esegue un pensiero che non è suo, per i cristiani vuol dire che l’uomo è creato da Dio, o è il pensiero divino concretizzato. Noi siamo i produttori delle parole, ed è qui dove incomincia la colpa, siamo i costruttori della nostra realtà, e queste parole che noi abbiamo inventato, sono quelle con cui possiamo metterci in comunicazione con Dio. Gesù viene definito: il pensiero di Dio che all’inizio era il Logos, il pensiero di Dio fatto carne. Gesù - seminatore di parole - non andrà mai a buttarle presso le api o le mucche, che sono un pensiero di Dio, ma non hanno la parola e non pensano.
Torno al caso della Keller. Presto la psicologa si accorge che la ragazza non riusciva ad annettere alla parola il significato di quella cosa. Quando andava a lavarsi ripeteva: questa è l’acqua, ma l’acqua cosa è? L’acqua è intuibile solo dal pensiero. Le parole non sono una etichetta che noi mettiamo sulle cose, le parole sono la definizione e l’entrata in un mondo che ci fa diventare creature creative o degli dei. Un bel giorno scocca la scintilla, la bambina – 12 anni – lavandosi scopre l’acqua, scopre che l’acqua era qualcosa di più che per gli animali. Gioisce nell’avere trovato il raccordo tra la parola e ciò che significa. Abbraccia la mamma capendo finalmente che cosa è una mamma, che prima chiamava senza capire.
Noi a differenza degli animali abbiamo la parola, ma probabilmente abbiamo bisogno di qualche incentivo per potere ottenere tutto quello che l’avere la parola può significare. Abbiamo risolto i problemi umani di fondo? No, vedete come siamo congeniati, lotte tra di noi, e la più atroce è quella di questi giorni: non riusciamo a trovare il raccordo tra capitale e lavoro. Non parliamo poi dell’altro problema di fondo della nostra vita che è il sesso, e il rapporto fra uomo e donna. C’è da piangere di fronte a questa natura umana. Il Vangelo si pone come la Parola che aiuta queste altre parole che da sole non riescono a tirarsi fuori dalle loro contraddizioni. Questa è l’amara chiusura di questo passo evangelico.
Storicamente, quale è quel pezzo di terra che abbiamo ricevuto? Al mondo siamo sei miliardi e soltanto un miliardo ha da mangiare. Ma cosa vuol dire essere cristiani? Se veramente questo miliardo di uomini fosse guidato dal Logos o pensiero Divino e dalle parole di Gesù, dagli insegnamenti che Lui ci ha dato relativi alla nostra convivenza, è ovvio che il mondo sarebbe diverso da quello che è. Vedete anche voi che il cristianesimo non è per nulla quel pezzo di terra in cui cade il seme che produce il campo di frumento, che è tutto in positivo. Noi cristiani siamo un miliardo, un miliardo sono anche i musulmani, mezzo miliardo i buddisti, ecc., ma il mondo va sempre peggio.
Purtroppo il cristianesimo così come è, è una religione come tutte le altre, e se sono pronto a parlar male della mia “religione”, non ho paura a parlar male delle altre. Siamo tutti cattivi, per cui mi consolo perché questa è “religione” non cristianesimo, che ha dei ritmi di crescenza che sono paragonabili a quelli delle altre religioni. Tutti quei peccati che noi condanniamo, es. le forme più estreme dei talebani, anche noi le abbiamo tutte percorse storicamente, e bisogna che un cristiano capisca quale è la struttura della nostra religione così come è: la caduta del Messaggio cristiano al rango di religione.
In questo senso mi consolo anche se sono rimasto solo ad avere questa concezione, perché sono ottimista e sono come il seminatore, il quale continua a gettare il seme sui sassi, sulle spine e in mezzo alla strada, perché io credo che l’uomo sia redimibile.





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